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I l p i a c e r e d e i s e n s i 3 |
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A s s o n a n z e |
I filosofi posero la felicità, alcuni nell'assenza del dolore, come Ieronimo, altri nella scienza, come Erillo, il quale, sentendola lodare mirabilmente da Aristotele e da Teofrasto, la considerò sommo bene, mentre essi la esaltarono come un bene, non come l'unico bene. Altri la dissero
piacere, come
Epicuro, altri, come Callifonte e, dopo di lui, Diodoro, la intesero così da aggiungere l'uno al piacere, l'altro all'assenza di dolore la partecipazione
dell'onestà, pensando che senza di questa non possa esistere vita felice. Zenone Stoico affermò che il solo e sommo bene consiste
nell'onestà; Aristotele, invece, e Teofrasto e gli altri peripatetici sostennero che la felicità consiste bensì nella
virtù, cioè nell'onestà, ma che la felicità di questa è resa completa anche dai beni del
corpo e da quelli
esteriori. |
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G. Klimt > |
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