DIARIO DI VIAGGIO - PATRIZIA


Raccontare i miei 15 giorni in Mozambico non è cosa facile per me … sensazioni provate, pensieri, impressioni … però ho scoperto che può diventarlo trascrivendo il diario di viaggio che ha riempito spesso le pause temporali originate dai ritmi africani …

5 agosto
(in partenza da Johannesburg … )
SVEGLIA!!!! Erano mesi che non dormivo 9 ore di fila … ricca colazione con ‘di tutto un po’’ e via, sulla strada per l’aeroporto … oddio che aereo piccolissimo … e va beh, scansiamo la paura e l’ansia e facciamoci portare fino alla vera destinazione del nostro viaggio … BEIRA!!
All’uscita dell’aeroporto incontriamo Barbara (che riconosciamo subito) insieme ad un uomo di nome Jorge che è il direttore ASEM Mozambique. Con loro partiamo su un pik-up (qui per le condizioni delle strade si vedono quasi esclusivamente fuoristrada) in direzione del paese … Barbara ci appare da subito una donna affascinante e decisamente in gamba … inizia a raccontare un po’ ma sono rapita da ciò che si apre ai miei occhi … rumori, colori, movimento, strade diritte piene di buche enormi, affollate ai lati da uomini e donne (soprattutto donne) che vendono di tutto … ovunque baracche e bambini che giocano con nulla o stanno vicino a quella che è difficile dire se sia la mamma o la sorella ‘maggiore’ … poco più avanti palazzine con ancora i segni della guerra e ricoperte di grate per evitare ‘intrusi’ … scatto foto ma per imprimere nella macchina tutto ciò che trovo interessante e curioso dovrei scattare senzasoluzionedicontinuità … Prima tappa del nostro arrivo a Beira è un ristorante … Barbara ci ha gentilmente aspettate per pranzo e ha approfittato per farci conoscere un suo caro amico, Dino, il proprietario del ristorante appunto. Ci si presenta un omone dai capelli bianchi e dall’aria decisamente familiare, gentile e ospitale già dal primo sguardo e non rimango affatto sorpresa di sapere che fu lui i il primo ad offrire una zuppa ai bambini ‘rAccolti’ da Barbara … non sapendo il portoghese non sempre capisco ciò che Dino racconta ma i suoi occhi parlano chiaramente una lingua comune …
Dopo il pranzo a base di granchio Dino ci propone di andare a casa sua per continuare la nostra reciproca conoscenza e noi accettiamo molto volentieri … lì ci fa preparare un tavolo e ci lascia al nostro briefing … La serata scorre così … piacevole, divertente, interessante in una rilassatezza che mi fa sentire talmente a mio agio … si parla di tutto, dell’associazione, del lavoro di Barbara, di politica, di problematiche burocratiche, di bambini, del perché io e Raffaella siamo lì, di paure, di sogni, di ingiustizie, di valori, di persone buone, di malattie … tutto ciò dilata i tempi … e questo è ciò che dell’Africa mi ha colpito … il tempo pare dilatarsi, senza confini come le sue terre e questo mi da la sensazione di poter prendere tutto con calma, quella calma che non conosco quando sono a casa ma che mi auguro di riuscire a portarmi dietro o meglio dentro …
Salutiamo Dino, lo ringraziamo per la sua gentile e discreta presenza e ci avviamo con Barbara e Jorge al nostro ‘rifugio mozambicano’, un appartamento in una palazzina di quattro piani in una zona molto trafficata della città; e così, stanche ma piene di entusiasmo, dopo due chiacchiere con Barbara e Jorge, ci congediamo e andiamo tutti a letto …

6 agosto
Questa mattina siamo pronte per andare al centro di accoglienza Macurungo dove si trovano gli ’uffici’ di ASEM
 Mozambico e dove lavora Barbara quando si trova a Beira. Una volta arrivati, abbiamo fatto un giro per il centro e conosciuto le persone che ci lavorano: segreteria, amministrazione, assistenti sociali e professori … alcuni di loro sono ragazzi cresciuti nel centro di accoglienza e che poi hanno continuato il loro percorso lavorando nell’associazione … Abbiamo poi fatto un giro per le tre classi di cui si compone la scuola; data la limitata disponibilità di aule, qui le lezioni si susseguono per tutta la giornata: al mattino iniziano i bambini più piccoli e poi via via fino alla sera i ragazzi più grandi. Al momento stanno facendo lezione e il nostro ingresso in aula l’ha decisamente interrotta … sorprendente l’educata risposta corale dei ragazzi: tutti in piedi con le braccia lungo i fianchi, gli sguardi diritti e le voci alte … BOM DIA … come da tempo non si vede più nelle nostre scuole … i bambini ci scrutano incuriositi e come sempre ad un iniziale atteggiamento timido segue un corale ‘esibizionismo’ pieno di sorrisi e di orgogliosa esibizione di zainetti e divise davanti alla macchina fotografica … il giro del centro ci riporta davanti agli uffici dell’ASEM
 e aspettando Barbara e Jorge, la nostra attenzione viene catturata da alcuni bambini che si trovano li davanti e che silenziosamente ci scrutano con diffidenza … i tempi qui sono sempre dilatati e non esiste di farsi prendere dall’ansia per quello che passa senza far nulla … a casa avrei pensato “dai, forza, abbiamo tante cose da fare … da vedere … non possiamo ‘perdere’ tempo così senza far niente …”
 ma qui no … non mi passa neppure per la testa e poi, così vergine in tutto ciò che i miei occhi e i miei sensi stanno vivendo non c’è il ‘così senza far niente’
… ed ecco quindi che … mentre aspettiamo Barbara e Jorge la nostra attenzione viene catturata da alcuni bambini che si trovano li davanti e che silenziosamente ci scrutano con diffidenza e noi impieghiamo il tempo che abbiamo cercando di trasformare la loro diffidenza in ‘amicizia’ … un sorriso a bocca larga e un ‘ciao’ già spaccano il ghiaccio e la macchinetta fotografica fa il resto … Usciamo dal centro e andiamo verso il mare dove Raffaella ed io restiamo per un’oretta aspettando che Barbara e Jorge ritornino a prenderci da un appuntamento di lavoro e così approfittiamo di questa spiaggia bianca, deserta e calpestata quasi unicamente dai pescatori …
Al ritorno di Barbara ci dirigiamo verso il centro di accoglienza chiamato Manga dove incontriamo alcuni dei ragazzi che fanno parte del progetto di adozione a distanza finanziato da ‘Aiutare i bambini’ … siamo curiose e soprattutto in ansia di dare un volto ai nomi di una sterile lista di nomi …
Appena arrivate conosciamo Domingos, responsabile del Manga, che ci accompagna nel giro del centro illustrandoci con orgoglio ogni angolo … c’è l’aula con le macchine da cucire, per un corso professionale, c’è l’aula di informatica, con PC sprovvisti di internet ma capitanata da un professore probabilmente molto più giovane di noi, pieno di entusiasmo per la sua materia e con tanta voglia di conoscere da Raffaella cose che ancora non sa … ecco un’altra cosa che mi ha tanto colpito in queste persone … l’umiltà con cui si pongono e il rispetto nei confronti degli altri … e c’è la scuola, con il suo direttore che ci ospita nel suo ufficio e ci parla della sua attività … come al solito non afferro tutto ma grazie alla comprensione e alla pazienza del nostro interlocutore riesco a cogliere almeno il senso del suo discorso …
Continua il nostro giro per il centro ed ecco che finalmente incontriamo i nostri ragazzi … qui ce ne sono al momento circa una decina, di cui solo tre vivono ancora nel centro di accoglienza … gli altri sono stati tutti reintegrati, chi nelle famiglie di origine, chi in altre comunità … i nostri ragazzi … chissà perché ma pur non conoscendoli ho la sensazione che ci sia un legame tra noi … inizialmente appaiano un po’ scocciati dalla nostra presenza … la situazione mi ha revocato quando ero bambina e andavo a trovare i miei parenti lontani che vedevo si e no una volta all’anno … loro così carini con me, io che mi sentivo obbligata ad essere altrettanto carina con loro pur quasi non conoscendoli affatto, quasi come un dover raccontare cose a sconosciuti e passare del tempo con loro solo perché mamma e papà me lo dicevano
beh, questa è stata la sensazione … diversamente dai bambini, che curiosi e incantati si conquistano con poco, gli adolescenti sono tutta un’altra cosa … arrivano le bianche con i loro infantili cartoncini e pennarelli per farci fare dei disegni che non abbiamo assolutamente voglia di fare sembrano dire i loro occhi ma ecco che anche in questo caso il ghiaccio dopo poco si scioglie e iniziamo tutti insieme a ridere, scherzare e … ballare!!! E anche oggi ho avuto un’altra lezione … certo, conoscere la lingua del posto è importante, ma è forse più importante entrare in empatia con le persone e per farlo il linguaggio comune non è verbale …
Intanto le lezioni si susseguono e nel cortile si crea un viavai di ragazzi che si alternano nelle aule…
E’ stato proprio un bel pomeriggio e come anche sarà nei prossimi giorni, qui è difficile andar via con i bambini che subito si affezionano e soprattutto noi a loro … In serata due chiacchiere con in mano le bacchette al ristorante cinese con Barbara e Jorge e la serata scivola tra i racconti

7 agosto
Come le altre mattine ci alziamo e cominciamo il nostro lavoro di cecchine sul terrazzo … verso le 10.30 arriva a prenderci un ragazzo della fondazione che Jorge ha mandato e con lui ci dirigiamo verso il Macurungo. Il programma di oggi è quello di andare a visitare alcuni dei ragazzi del progetto che sono stati reintegrati. La formazione è: Vito alla guida, Jorge accanto, Aguinaldo, Raffaella ed io dietro … quello che è seguitoè stato toccante e drammatico … Parlo da profana, ma dall’esperienza che ho avuto in Mozambico, credo che un grave problema per queste persone sia la mancanza di una casa degna di essere chiamata così … e ciò è tanto più evidente nella città piuttosto che nelle campagne dove tutto sembra più decoroso … Non lontano dal centro della città ci ritroviamo in una comunità dove, come sempre, i bambini la fanno da padroni … bambini che giocano, bambini che ci osservano timorosi, bambini che stanno aggrappati alle proprie madri/sorelle, bambini più grandi che stanno insieme ai più piccoli, bambini che ci corrono dietro a piedi nudi … La prima visita riguarda due bambini che al momento purtroppo non sono presenti perché a scuola; ci fermiamo comunque per parlare con la loro famiglia e qui scopriamo che in questa casa vivono in dodici … qui dove ci sono 4 mura che racchiudono si e no dieci metri quadri di superficie adibita a tutto … la signora più adulta è evidentemente imbarazzata di mostrarci le condizioni in cui vivono ma mai mi sono sentita io così imbarazzata … sento di intromettermi in un’intimità così fragile e delicata e per quanto misera così incredibilmente dignitosa … provo vergogna per me stessa mentre ci ringraziano per due magliette, tre quaderni e quattro penne che gli abbiamo lasciato e provo vergogna mentre vado via da una situazione che non cambierà mai pensando che alla fine la vita è tutto solo una questione di fortuna …
Prendiamo la macchina e raggiungiamo altri bambini. Il primo è stato accolto dalla zia e vive in una abitazione senz’altro migliore di quella vista prima; vive in una casa con stanze, porte, divani, tv … sembra quasi un lusso … La seconda è una bambina che insieme alla sorella vive con una zia che nonostante non abbia più un marito e abbia già da provvedere al mantenimento di 5 persone, ha ben accettato di prendere anche loro sotto il suo tetto … la condivisione del nulla, ecco una cosa che non dimenticherò mai di questa gente … Il nostro primo pomeriggio di visite si conclude con una bambina la cui storia ha catturato la nostra attenzione e scombussolato i nostri sentimenti … una bambina nata con gravi problemi fisici, probabilmente parzialmente recuperabili in un paese occidentale ma che in Africa, le hanno segnato e complicato l’esistenza portandola a subire violenze e abusi da familiari … qui mi fermo perché questo è uno di quei momenti che ho vissuto in Mozambico che non riuscirò mai a spiegare a parole … mi sono sentita impotente di fronte ad una bambina che come un cucciolo indifeso e sfortunato ha bisogno di tutto e non può chiedere nulla …


8 agosto
La giornata inizia con una visita al centro Macurungo dove veniamo letteralmente catturate dai bambini del posto … una decina di marmocchi tra i 4 e 10 anni che come vedono la macchia fotografica fanno a gara per un ‘attimo di celebrità’… è straordinario come riuscirebbero a passare ore e ore semplicemente facendosi fotografare e rivedere le foto ogni volta gridando divertiti i nomi di ognuno di loro ritratto nella foto … sembra proprio che le macchine digitali siano state fatte per il loro divertimento !!! Ne approfitto e scatto un po’ di primi piani … sono visi bellissimi, solo in questi bambini ho visto aprirsi dal nulla sorrisi contagiosi trasformando così il loro divertimento in un divertimento tutto mio … occhi, sguardi, smorfie, espressioni … è facile scattare ‘capolavori’ con loro … li salutiamo e saliamo sul camioncino che ci porterà al centro ASEM
 di Gorongosa e loro con le braccia alzate amplificano i saluti … ed eccolo, il piccolo marmocchietto di poche parole … avrà più o meno 6 anni, uno tra i meno ‘protagonisti’, occhi tristi e intensi, che senza dire nulla, ma solo guardandoci fisso ci corre dietro con le sue buffe ciabatte gialle decisamente oversize …
Iniziano a questo punto 4 ore di … non saprei definire … paesaggi, visi, momenti di vita quotidiana, aria tra i capelli … buche, buche … bancarelle, mercati, colori, frutta, verdura … buche, buche … bambini, donne, uomini … buche, buche … momenti da scattare e ricordare, coca-cola, dolce di riso, Zaccaria, terre solitarie e sconfinate … buche, buche … e di nuovo visi, mercati, miseria, povertà, sorrisi e mentre ci avviciniamo a Gorongosa il paesaggio cambia. La vegetazione si fa sempre più fitta e le baracche dei sobborghi della città lasciano il posto a capanne di paglia e fango che pur sempre nella loro umiltà appaiono più decorose e pulite …
Arriviamo così verso le quattro del pomeriggio al centro ASEM
 che si trova all’interno di una comunità … insieme a Zaccaria e Vito facciamo un giro fino al centro della cittadina passando tra le case di questa comunità di cui mi colpisce prevalentemente la terra rossa che è ovunque intorno a queste casette così pulite e ordinate … è assurdo quanto dopo un po’, tutto diventi normale: la miseria che mi aveva tanto colpita al nostro arrivo a Beira, tanto da farmi fotografare qualunque angolo della città, quasi non mi sembrava più strana, tanto da essere ora colpita al contrario dalla pulizia di questo paese … anche qui le persone ci scrutano con circospezione ma anche qui dopo un nostro saluto e un atteggiamento rispettoso e amichevole veniamo ben accolte …
Al nostro ritorno al centro ASEM
 troviamo delle sorprese bellissime ad aspettarci: innanzitutto un sorprendente aperitivo a base di granchi preparati apposta per noi e poi due ragazzi muniti di djembè, affascinanti strumenti tradizionali a percussioni ricavati da tronchi d’albero pronti per uno spettacolo di musica mozambicana … è stata una serata indimenticabile … tutto mi faceva sentire in Africa … suoni, musica, odori, colori, balli il tutto illuminato solo dal fuoco acceso … e bambini, tanti bambini … pian piano ci accorgiamo che il nostro piccolo spettacolo è diventato una vera e propria festa per gli abitanti della comunità ed ecco che improvvisante una decina di bambini ci vengono a prendere e da sedute spettatrici ci ritroviamo protagoniste in mezzo a loro tentando di ballare stando attente a non pestare quei piedini chiaramente senza scarpe … 100 occhi puntati addosso e 50 bocche che ridono guardandoci ballare: vabbè, mi faccio volentieri prendere un po’ in giro … e come mi siedo, esausta, mi accorgo che una bambina mi sta timidamente scrutando e dopo un mio sorriso mi sorride e sempre timidamente mi si siede accanto cercando un contatto … come non emozionarsi ogni volta …
Attrazione della serata un’anziana (oddio quanto è strano vedere un anziano…) che balla una danza tradizionale e parla una lingua che neppure i ragazzi del centro comprendono … e ride, ci stringe le mani, dice qualcosa e ride…chissà che pensano di noi … La serata finisce tra foto ai bambini e tanti ringraziamenti a tutte queste persone che ci hanno permesso di vivere una serata così emozionante …

9 agosto
Sveglia prestissimo oggi ripartiamo per Beira, non prima però di aver visto le cascate … i ragazzi ci dicono che sono un bello spettacolo e allora perché no … per arrivarci facciamo un percorso a piedi tra sentieri incolti … inciampo, chiaramente non una ma più volte e mi vergogno, tanto, perché davanti a me vedo in fila tre ragazze con in testa pesanti bacinelle cariche di tessuti che fluttuano a piedi nudi senza nessuna incertezza … ed ecco che il sentiero improvvisamente si apre ad un fiume di scogli su cui donne e bambini appoggiano al sole i tessuti di ogni tipo dopo averli lavati nell’acqua … è domenica e le persone ne approfittano per lavare vestiti, tappeti, e ogni altra cosa oltre che se stessi rendendo gli scogli una impressionante distesa di colori … e così piano piano arriviamo alle cascate, piccole in verità ma perfettamente in armonia con il contesto … acqua fresca e limpida … e capisco perché, in mutande, i ragazzi ci si tuffano con ingordigia …


10 agosto
di nuovo a Beira, di nuovo con Jorge, si va al mercato: pesce, pollo, verdura, spaghetti, salsa di pomodoro… oggi andiamo dai nostri ragazzi al Manga e cuciniamo noi!!! Raffa ed io iniziamo tagliando pomodori e cipolle, nel frattempo si mettono i polli al sole a scongelare e i ragazzi preparano il fuoco con legnetti e paglia … all’inizio i ragazzi un po’ perplessi ci osservano cucinare, sono incuriositi dalla ‘pasta italiana’ e con tutto il rispetto che si deve a ciò che non si consoce non interferiscono con i preparativi … Raffaella prepara con non poche difficoltà un ottimo sughetto; dopo 5 minuti, anche se non proprio al dente, anche gli spaghetti sono pronti e via: ‘ ragazzi si mangia’!!! Macché, tutti ci guardano straniti e ci fanno chiaramente capire che prima di mangiare, TUTTO deve essere pronto … ci rassegnamo all’idea che mangeremo purè di spaghetti al pomodoro e questa volta siamo noi a guardare i ragazzi che preparano il resto del pranzo: c’è chi si occupa del fuoco, chi di pulire il pesce, chi il pollo, chi prepara la tavola … accidenti quanto sono organizzati e collaborativi!!! Finalmente TUTTO pronto andiamo a tavola e in rigoroso silenzio e rigorosamente con le mani mangiamo il pranzetto che è, spaghetti compresi, decisamente niente male … con gli avanzi (ben pochi, prevalentemente ossa e pasta accidentalmente caduta a terra … altro che quello che si vede da noi … ) diamo qualcosa da mangiare ai cani della comunità e poi Raffaella da una mano a lavare i piatti …
A questo punto i ragazzi improvvisano un divertente spettacolo di danze e musiche africane; alcuni di loro hanno dato vita ad un vero e proprio gruppo che Barbara ha portato con se in tour in Italia qualche anno fa … parlando con loro vedo nei loro occhi tanta speranza e tanti sogni, lo si sente e lo si legge dai loro sguardi vivaci e pieni di vita e con tutto il cuore spero che questi sogni si realizzeranno … Le due ore che restano passano così, velocemente, tra musica, balli e sorrisi, tanti sorrisi …

11 agosto
Oggi torniamo al Manga ma per prima cosa andiamo con Jorge in cartoleria; d’accordo con lui, abbiamo deciso di utilizzare una parte delle offerte dei nostri amici per comprare il materiale scolastico necessario ad una scuola per un anno … Qui è tutto molto caro, praticamente libri e dizionari costano come in Italia mentre stampanti e l’elettronica in generale sono addirittura più care … Facciamo i nostri acquisti e ci dirigiamo verso il Macurungo dove viene fatta un’equa spartizione del materiale tra le due scuole dell’ASEM
: tutto viene rigorosamente documentato e registrato. Nel frattempo giochiamo con i nostri piccoli amici che ormai aspettano il nostro arrivo per ricevere un po’ di attenzioni e scattare altre foto. Ripartiamo, probabilmente per l’ultima volta in questo viaggio, per il centro Manga e dopo aver scaricato il materiale per la scuola raggiungiamo i nostri ragazzi per consegnare un po’ di vestiti che abbiamo raccolto in Italia … qualcuno ‘arraffa’ più che può e si chiude nella propria camera mentre le ragazze si mettono d’accordo e si dividono equamente pantaloni, magliettine e vestitini. E’ un momento molto bello … le ragazze orgogliose si sistemano per farsi fare le foto con il loro nuovo abbigliamento e noi siamo contente di averle fatte sorridere sentendosi più carine del solito ma arriva molto presto il momento dei saluti e dopo gli ultimi infiniti eloquenti abbracci pieni di sentimenti contrastanti ripartiamo dicendo boa sorte ai nostri indimenticabili ragazzi …

12 agosto
La giornata inizia con una bella sorpresa: Jorge ci porta a fare colazione in un bar sul mare … cornetti, bomboloni, torte di ogni tipo e caffè … un’oasi tra la miseria, una contraddizione come già altre volte ho visto qui in Mozambico … sembrano momenti banali, come il dormire in un letto caldo e il potersi lavare, o meglio noi li consideriamo banali perché diamo per scontato di averli sempre a disposizione, ma è quando non li abbiamo più con tanta facilità che ci rendiamo conto, appena li ritroviamo, di quanto siano preziosi … e così anche solo un cornetto con la marmellata e un caffè caldo mi hanno resa oggi felice …
Torniamo al centro Macurungo e approfittiamo di un’aula semivuota per fare qualche foto ai ragazzi presenti e poi con l’assistente sociale torniamo a fare delle visite ad altri ragazzi del progetto che sono stati reinseriti … Aguinaldo, questo è il nome dell’assistente sociale, è un uomo speciale … si percepisce che ama il suo lavoro, che ama questi bambini e ama poter fare qualcosa per loro ed essere stato uno di loro una volta, probabilmente spiega anche perché … In serata torniamo a casa stanche e piene e al nostro arrivo salutiamo le bambine che abitano sotto di noi, sempre più incuriosite dalla nostra presenza. Tempo mezz’oretta e sentiamo bussare alla porta … sono loro, con le loro treccine, i piedi nudi e i loro occhioni neri che guardano dal basso verso l’alto … ci guardano, sorridono, non chiedono nulla ma è evidente che hanno una voglia matta di stare con noi, giocare, avere un po’ di attenzioni e così facciamo: facciamo dei disegni, intoniamo delle canzoni, giochiamo con nulla e comunque stiamo bene …

13/14 agosto
Oggi mi sono svegliata un po’ presto e ne approfitto per leggere le poesie di Barbara … intense, vere, terribili … poco dopo ecco che bussano alla porta … non si vede nessuno dall’occhiolino ma ora sappiamo che non dobbiamo temere nessun ‘intruso’ … sono le nostre piccole amiche che ci vengono a dare il buon giorno ... entrano e come sempre sconvolgono con le loro vocine e la loro vitalità la tranquillità e il silenzio di questo appartamento …
In programma oggi c’è un viaggio: andiamo a trovare Barbara a Vilankulo!!
Per colpa di problemi al motore del furgoncino dell’ASEM
 con cui dobbiamo partire, purtroppo riusciamo ad incamminarci solo nel tardo pomeriggio così che il nostro viaggio lo facciamo tutto di notte; Raffaella ed io abbiamo deciso di stare fuori dall’abitacolo, dove hanno messo un letto matrimoniale su cui possiamo sdraiarci … è stato un viaggio che non dimenticherò: non ho chiuso occhio per il freddo, il vento e le buche ma quanto mi sono divertita … evito di raccontare le vicissitudini tra rottura del camioncino e soste varie per cui il nostro viaggio è durato più di 12 ore ma finalmente la mattina alle otto e 30 arriviamo a destinazione.
Vilankulo è un paese a circa 600 chilometri a sud di Beira, è una località turistica del Mozambico separata dall’Oceano Indiano da una spiaggia bianca, lunga, bellissima che affaccia su una distesa di mare color turchese … questo è stato l’unico vero giorno passato da turiste in Mozambico approfittando della rilassatezza che solo un mare fuori stagione può trasmettere …
La giornata è strascorsa così, tra Barbara, alcuni suoi amici italiani, i ragazzi di ASEM
, musica e intime riflessioni su un’esperienza indimenticabile che sta per finire …

15 agosto
Ritorniamo a Beira con l’autobus delle quattro della mattina … dopo un viaggio decisamente stancante non vediamo l’ora di lavarci e andare a dormire a così appena arrivate all’appartamento … ecco le nostre piccole amiche che ci hanno subito ‘avvistate’ e sono venute a salutarci portando la solita allegria che fa passare ogni stanchezza …


16 agosto
E’ incredibile come un’esperienza tanto attesa e tanto sospirata, riesca a passare in poco tempo … erano mesi che aspettavamo di partire per il Mozambico ed eccoci, è arrivato il momento di lasciarlo alle spalle, almeno per ora … La mattina, dopo aver preparato lo zaino, Raffaella ed io scendiamo in attesa di Jorge. Appena ci vedono veniamo letteralmente investite dalle nostre piccole amiche … mi sento avvinghiare … è la piccola talebanina (così l’ha soprannominata Raffaella per il suo temperamento) che mai come in questo momento è riuscita a stare ferma per più di un minuto; nei giorni passati era un ‘animaletto indomabile’, ora un docile cucciolo avvinghiato braccia e gambe a me … non ho mai provato una sensazione del genere: da quel momento non me ne sarei più separata …

Banalizzo dicendo che è stata un’esperienza indimenticabile, che mi ha portata a confrontarmi con persone che pur inserite in un contesto così diverso dal mio sono a me tanto simili … ho incontrato belle persone, talmente tanto ricche dentro da dare … ho incontrato persone forti, orgogliose e di carattere, che lottano spesso inutilmente ma che non si arrendono …
E ho incontrato loro, i bambini: pur essendoci stata pochissimo, ho amato quei bambini; me ne rendo conto tutte le volte che ripenso ad alcuni di loro con una tale nostalgia e tutte le volte in cui il solo pensiero mi fa emozionare di nuovo …
Non ho preparato una conclusione … non voglio concludere … credo che Barbara capirà se le chiedo aiuto ricorrendo ad una sua poesia …


Ultima pagina

L’ultima pagina del libro
L’ultima pagina del quaderno
Poi sarà la fine della storia?


L’ultimo giorno d’estate
L’ultimo raggio di sole
Prima che giunga l’inverno


L’ultima parola che è stata detta
L’ultimo sospiro prima di morire
E poi?


Sarà che tutto ciò è la fine
Sarà che tutto finisce qui?


Barbara Hofmann ( tratto dal libro "Um dia serà poesia")

 

Patrizia
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