La comunità "Santo Amaro de Várzea Nova" - Brasile
RAFFAELLA FUSO © 2020 - BRASILE
Pur essendo ormai stabilmente considerato una delle più importanti economie emer-genti del mondo, il Brasile presenta ancora moltissime situazioni di estrema povertà e mancanza di rispetto della dignità umana con persone che vivono completamente emarginate dalla cosiddetta “società civile”; la maggior parte delle ricchezze sono con-centrate nelle mani di pochi e le disegua-glianze socioeconomiche alimentano conti-nuamente forti tensioni sociali; le ragioni del malcontento sono legate alla profonda recessione economica, alla crescente di-soccupazione, all’instabilità politica e all’altissimo livello di corruzione e violenza che ormai contraddistinguono il paese.
La comunità di Santo Amaro, Boa Vista, si trova nella città di Santa Rita, nel Paraìba, a pochi chilometri dalla capitale Joao Pessoa e dal mare; qui negli ultimi anni la popolazione è cresciuta molto velocemente con l’arrivo di molte famiglie povere migrate dalle zone rurali interne al paese in cerca di nuove possibilità abitative e lavorative; il numero di favelas e quartieri popolari è conseguentemente cresciuto a dismisura e questo ha portato enormi problemi in ordine a violenza, emarginazione sociale e mancanza di opportunità.
Le abitazioni della Comunità di Santo Amaro, sono sviluppate in maniera irregolare e con materiali di bassa qualità, come fango, rifiuti e lamiere; sono costruite sul fianco di una collina su un terreno pericolosamente franabile e le piog-ge torrenziali tipiche di queste zone causano numerosi crolli e anche un elevato numero di famiglie che rimangono senza una dimora.
Questa è una storia comune a molti altri stati del Brasile dove le periferie delle città si trovano fuori controllo e la quasi totale assenza dello Stato, che significa fra le altre cose assenza di diritti, servizi, sicurezza, sta portando sempre più persone oltre la soglia della povertà estrema, costringendo uomini, donne e bambini a mendicare o a raccogliere materiale da riciclare per poter sopravvivere. Nella maggior parte di queste famiglie la madre è l’unica fonte di sostegno di diversi figli e il piccolo contributo denominato “Bolsa Familia” l’unica entrata economica certa rispetto ai pochi lavori irregolari e saltuari che si possono trovare.
I forti condizionamenti fisici, sociali, economici e morali imposti in questi contesti rendono veramente difficile la vita di molti bambini e delinquenza e violenza trovano terreno fertile per potersi insediare arrivando a rappresentare in alcune aree quasi “l’unica alternativa possibile”, in particolare per i giovani adolescenti sensibilmente attratti e condizionati dal benessere della “società formale”.
La VIOLENZA, declinata in tutte le sue possibilità, è sicuramente uno degli aspetti più preoccupanti che contraddistingue le “periferie brasiliane”: la violenza domestica sulle donne e i bambini, la violenza sociale legata alle devianze e alla povertà educativa e sopra tutto la violenza delle organizzazioni criminali contrapposta a quella della polizia che ogni giorno uccidono quasi indiscriminatamente decine di persone; le vittime di tutto questo restano uomini, donne e bambini costretti a vivere in un clima continuo di precarietà e paura.
Il numero di omicidi in Brasile, in particolare dei gio-vani tra i 15 e 29 anni afro-discendenti, è uno dei più alti del mondo e ha raggiunto numeri record che continuano a crescere anno dopo anno insieme al tasso di vulnerabilità dei giovani stessi alla violenza; fonti ufficiali governative arrivano a parlare di un ve-ro e proprio GENOCIDIO dei giovani afro-discendenti poveri brasiliani.
Uscire di casa, camminare per strada, incontrare gli amici e giocare a pallone sono solo alcune delle atti-vità che dovrebbero accadere liberamente e in qual-siasi momento in un paese democratico come il Bra-sile, ma purtroppo, nella realtà dei fatti, non è così. La violenza legata al narcotraffico e alla “guerra” fra le diverse bande che si contendono territorio e potere stanno di fatto ostacolando la possibilità per le comunità di crescere e svilupparsi in termini stabili e positivi nonostante un reale processo di cambia-mento, sotto molti punti di vista, sia già in atto.
Questa forte ondata di violenza sta inoltre cambiando le relazioni sociali fra le persone che sempre più “frammentate”, emarginate e insicure quando possono si spostano altrove alimentando una migrazione continua senza soluzione di continuità; precarietà, disagi e mancanza di alternative portano sopra tutto bambini e ragazzi ad entrare nelle bande per commettere anche solo piccoli atti di delinquenza che diventeranno quasi inevitabilmente una via senza ritorno
In tutto il nord-est del Brasile ed in particolare nelle Comunità carenti come quella di “Santo Amaro”, il tasso di analfabetismo è molto più alto rispetto a quello della media nazionale; nonostante la scuola primaria tra i sette e i quattordici anni sia obbligatoria, la qualità fornita dal servizio pubblico è molto scarsa e nella realtà dei fatti molti bambini e ragazzi terminano il ciclo scolastico “elementare” senza saper ancora neanche leggere e scrivere; inoltre la scolarità media in queste aree è ridotta anche a causa dell’alta percentuale di abbandono scolastico.
Le scuole pubbliche presenti nelle comunità, spesso chiuse per problemi legati alla violenza presente in queste aree, agli scioperi, alla precarietà delle strutture e all’indifferenza delle istituzioni, non riescono quindi ad assolvere concretamente le loro principali funzioni di alfabetizzazione culturale e “supporto sociale”.
Togliere bambini e ragazzi dalla strada, motivarli a frequentare la scuola, ad apprendere e socializzare, incoraggiarli a superare i propri blocchi emotivi ed affettivi, è la sfida da affrontare per dare a loro la vita che dovrebbe avere un bambi-no/ragazzo della loro età e per contrastare la perpetua trasmissione di questa povertà materiale, educativa e sociale di generazione in generazione.
Le abitazioni della Comunità di Santo Amaro, sono sviluppate in maniera irregolare e con materiali di bassa qualità, come fango, rifiuti e lamiere; sono costruite sul fianco di una collina su un terreno pericolosamente franabile e le piog-ge torrenziali tipiche di queste zone causano numerosi crolli e anche un elevato numero di famiglie che rimangono senza una dimora.
Questa è una storia comune a molti altri stati del Brasile dove le periferie delle città si trovano fuori controllo e la quasi totale assenza dello Stato, che significa fra le altre cose assenza di diritti, servizi, sicurezza, sta portando sempre più persone oltre la soglia della povertà estrema, costringendo uomini, donne e bambini a mendicare o a raccogliere materiale da riciclare per poter sopravvivere. Nella maggior parte di queste famiglie la madre è l’unica fonte di sostegno di diversi figli e il piccolo contributo denominato “Bolsa Familia” l’unica entrata economica certa rispetto ai pochi lavori irregolari e saltuari che si possono trovare.
I forti condizionamenti fisici, sociali, economici e morali imposti in questi contesti rendono veramente difficile la vita di molti bambini e delinquenza e violenza trovano terreno fertile per potersi insediare arrivando a rappresentare in alcune aree quasi “l’unica alternativa possibile”, in particolare per i giovani adolescenti sensibilmente attratti e condizionati dal benessere della “società formale”.
La VIOLENZA, declinata in tutte le sue possibilità, è sicuramente uno degli aspetti più preoccupanti che contraddistingue le “periferie brasiliane”: la violenza domestica sulle donne e i bambini, la violenza sociale legata alle devianze e alla povertà educativa e sopra tutto la violenza delle organizzazioni criminali contrapposta a quella della polizia che ogni giorno uccidono quasi indiscriminatamente decine di persone; le vittime di tutto questo restano uomini, donne e bambini costretti a vivere in un clima continuo di precarietà e paura.
Il numero di omicidi in Brasile, in particolare dei gio-vani tra i 15 e 29 anni afro-discendenti, è uno dei più alti del mondo e ha raggiunto numeri record che continuano a crescere anno dopo anno insieme al tasso di vulnerabilità dei giovani stessi alla violenza; fonti ufficiali governative arrivano a parlare di un ve-ro e proprio GENOCIDIO dei giovani afro-discendenti poveri brasiliani.
Uscire di casa, camminare per strada, incontrare gli amici e giocare a pallone sono solo alcune delle atti-vità che dovrebbero accadere liberamente e in qual-siasi momento in un paese democratico come il Bra-sile, ma purtroppo, nella realtà dei fatti, non è così. La violenza legata al narcotraffico e alla “guerra” fra le diverse bande che si contendono territorio e potere stanno di fatto ostacolando la possibilità per le comunità di crescere e svilupparsi in termini stabili e positivi nonostante un reale processo di cambia-mento, sotto molti punti di vista, sia già in atto.
Questa forte ondata di violenza sta inoltre cambiando le relazioni sociali fra le persone che sempre più “frammentate”, emarginate e insicure quando possono si spostano altrove alimentando una migrazione continua senza soluzione di continuità; precarietà, disagi e mancanza di alternative portano sopra tutto bambini e ragazzi ad entrare nelle bande per commettere anche solo piccoli atti di delinquenza che diventeranno quasi inevitabilmente una via senza ritorno
In tutto il nord-est del Brasile ed in particolare nelle Comunità carenti come quella di “Santo Amaro”, il tasso di analfabetismo è molto più alto rispetto a quello della media nazionale; nonostante la scuola primaria tra i sette e i quattordici anni sia obbligatoria, la qualità fornita dal servizio pubblico è molto scarsa e nella realtà dei fatti molti bambini e ragazzi terminano il ciclo scolastico “elementare” senza saper ancora neanche leggere e scrivere; inoltre la scolarità media in queste aree è ridotta anche a causa dell’alta percentuale di abbandono scolastico.
Le scuole pubbliche presenti nelle comunità, spesso chiuse per problemi legati alla violenza presente in queste aree, agli scioperi, alla precarietà delle strutture e all’indifferenza delle istituzioni, non riescono quindi ad assolvere concretamente le loro principali funzioni di alfabetizzazione culturale e “supporto sociale”.
Togliere bambini e ragazzi dalla strada, motivarli a frequentare la scuola, ad apprendere e socializzare, incoraggiarli a superare i propri blocchi emotivi ed affettivi, è la sfida da affrontare per dare a loro la vita che dovrebbe avere un bambi-no/ragazzo della loro età e per contrastare la perpetua trasmissione di questa povertà materiale, educativa e sociale di generazione in generazione.